domenica 9 febbraio 2014

T(R)AM - T(R)AM

Ho guardato Mary che ha chiamato Claudio che si è offerto di venire.
Ho sentito Marco che ha chiesto a Luca che lo ha detto a Stefano che ha avvisato Alessio, Miriam, Chiara, Piero e Paolo.
Ho telefonato a Hulko che mi ha passato Teresa e poi Saverio. Ho pensato per un attimo di chiamare anche Gianluca ma questa volta non ce l'ho fatta. Mi ha richiamato Arcangela, d'accordo con Antonio e Cesare.
La testa appoggiata sul volante, macchina immobile e silente. Solo lo scroscio della pioggia sulla lamiera. E' venerdì e non sono passate neanche due settimane dall'ultima volta che sono rimasta a piedi. La macchina di cortesia (dissento) è parcheggiata nella stessa via e sullo stesso lato, questa volta però credo di aver contribuito anch'io dimenticando accesa l'autoradio anche se preferirei poter dar la colpa ad un contatto elettrico, un fulmine o il buco nell'ozono. Sono tentata di abbandonarla lì e rimandare a data da destinarsi la soluzione ma con me c'è la mia amica di sempre a cui ho offerto un passaggio per evitarle lunga scarpinata su ginocchio dolorante.  Il mio aplomb comincia a vacillare, sono stanca, l'inverno non è la mia stagione e la macchina è praticamente in immersione in una vasca da bagno. Ci siamo fatte rispiegare la tecnica del, 'seconda inserita, piede sulla frizione quando senti partire molla e accelera'. Naturalmente la via è fra le più trafficate di Milano e davanti alla mia ne è rimasta parcheggiata ancora una, dietro è libera per una quarantina di metri. Ci raggiunge il baldo Luca, ce lo aveva promesso al telefono quasi a spronarci a non mollare, chiude l'ombrello pieno di entusiasmo alza il cappuccio e comincia a spingere indietro la macchina. Abbiamo l'acqua alle caviglie, tentiamo la sorte tre volte ma la batteria resta inerme e le nostre cominciano a scaricarsi. Le auto ci scorrono accanto, qualcuno ci osserva obbligato dal semaforo rosso. Non scende nessuno, come biasimarli diluvia e ognuno di noi è già pieno di grattacapi propri senza che senta il bisogno di andarsene a cercare altri gratuitamente. Sono le 18.40 e il neon dell'insegna Trattoria Italo Cinese si accende, ci guardiamo. Luca sorride e parte. Non vedendolo tornare io e Mary lo immaginiamo satollo al banco con l'ultimo di 20 involtini primavera ancora fra le fauci, di solito è la pancia che lo comanda. Restituendoci un po' di fiducia torna invece poco dopo accompagnato da Mirko, il proprietario del ristorante, quello che ci fa il conto a pranzo per intenderci. E' munito di batteria con caricatore incluso e cavi classici. Passiamo i primi dieci minuti così ma i tentativi vanno a vuoto, (il marchingegno è evidentemente made in China) allora ci aiuta a spingere la macchina, superare quella parcheggiata (un pochino di sfortuna in più chi volete che la noti?) e metterci di muso appena oltre il bordo, lui va a recuperare la sua e si mette perpendicolare allo stesso semaforo, muso contro muso, attacca i cavi e la macchina riparte! Giubilo e festa di tutti gli astanti, fradici e in ritardo su ogni ragionevole tabella di marcia. Ignoravamo però che stesse arrivando il cattivo, come in ogni racconto che si rispetti con un minimo di trama d'altronde, la pattuglia dei vigili era proprio dietro l'angolo, accostano e si catapultano fuori per combattere il male e multare i buoni. Facciamo loro dei gran sorrisi e cenni con le mani per rassicurarli. Probabilmente abbiamo fatto loro tanta tenerezza, non hanno infierito. Saltiamo a bordo diretti verso casa con adrenalina e motore alti di giri, sgasando a tutti i semafori e ridendo a denti stretti.

Scrivo a distanza di 48 ore dovevo ancora metabolizzare, venerdì sera ero stravolta. Non credo solo ad un'aura respingente della zona, credo piuttosto in qualcosa di più circoscritta al mio spazio vitale, forse un rito voodoo forse la subdola strategia di ATM per aumentare gli abbonati, certo è che se i ritmi son questi mi aggiungerò a breve alle donne sull'orlo di una crisi di nervi. E lì poi basta un alito di vento.
Una nota positiva che libera il pentagramma da tutte le altre, la quantità di amici che mi sono riscoperta accanto. Grazie.

2 commenti:

  1. Mi è piaciuto un sacco!
    Bella l'espressione "la nota positiva che libera il pentagramma di tutte le altre..."
    Un amico

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  2. Grazie amico mio, è bello leggere che è bello!! (perdonami, non volevo andasse perduto)

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