martedì 30 luglio 2013

Una strada

[...] "quando si prende una strada definitiva c'è sempre un momento in cui tutte le altre sembrano all'improvviso meravigliosamente attraenti, anche le più banali, anche quelle di cui abbiamo toccato con mano l'inconsistenza" […] 
Costanza Miriano

martedì 23 luglio 2013

Buonanotte


Anche la notte ha i suoi colori, anche la notte più inutile del mondo, quella passata da sola, fra le lenzuola umide dell'estate milanese, fra il ronzio delle zanzare che di esotico hanno solo il nome, tigre. Anche la notte ha i suoi suoni, anche la notte più silenziosa del mondo, quella non trascorsa ad ascoltare il tuo respiro calmo, mentre dormi al mio fianco. Anche la notte ha le sue manie, anche la notte più insonne del mondo, quella trascorsa a pensare di te, per te, che invadi i miei pensieri senza turbare i miei sogni. Anche la notte ha una voce, anche la notte più insignificante del mondo, quella passata a non parlare con te. Anche la notte ha un suo perchè, anche la notte più lunga del mondo, quella trascorsa senza di te. Anche la notte ha una fine, anche la notte più buia del mondo. All'alba anche questa notte perderà sè stessa per rinascere in un nuovo giorno. E quel giorno sarà solo mio.

giovedì 18 luglio 2013

Guardami


Ogni volta è un casino. Un gran casino. Una gara a chi tocca le note più alte. Una gara senza vincitori nè vinti. Senza competizione. Perchè le donne sanno giocare anche per perdere. E' così, un martedì qualsiasi, 40 gradi all'ombra, 99% di umidità. Zanzare tigre VS l'ultimo spray tropicale gusto papaya. E giù vino e chiacchiere. Che tanto chiacchiere non sono, che tanto bambine non lo siamo più, e non si parla più di fidanzatini, farfalle nello stomaco e castelli. Si parla di pareti imbiancate, di canzoni interpretate, bici sfasciate, cani dai nomi di bambini, treni in ritardo. Di felicità. Perchè possono portarci via tutto, anche l'ultimo pezzo di pizza fredda, ma non la voglia di essere felici. Anche per venti minuti. Anche in mezzo alla folla, sulla sabbia posticcia. In mezzo al cemento, a due passi dal verde. E poi infondo, non conta parlare, basta ascoltarsi gli occhi.

mercoledì 17 luglio 2013

Saccu vacanti nun pò stari a 'gritta.

Vai a letto tutte le sere senza sapere se ti sveglierai. Non te ne preoccupi, sei giovane. Fino al giorno in cui l'alba ti coglie seduto sul letto come uno stoccafisso con gli occhi spalancati, insonne, sudaticcio e pallido. E' il giorno del tuo compleanno, il giorno dei tuoi 40anni.
Hai sorriso degli amici che ti hanno preceduto, li hai visti errare, confusi e smarriti. Non li capivi, e continui a non capirli e a commiserarli, (gli amici, degli altri nemmeno ti interessi), fino a 39 anni, 364 giorni e una manciata di ore ma allo scoccare della mezzanotte fatichi a deglutire perché il tempo inclemente ora è te che stringe nella morsa. Ti accorgi che la sabbia della clessidra non si è raccolta nell'altra ampolla ma è scivolata fine fra le dita, accelerata dal vento della vita. La notte prima del 40° non riesci ad evitare la resa dei conti, il sorriso ti increspa le labbra mentre ricordi alcuni degli episodi principali ma poi, ed è lì che ti si gela il sangue, pensi a quante ancora te ne manchino da fare. Da dire. Persone da conoscere, nuove professioni, viaggi da intraprendere, casa, famiglia, successi. E fallimenti.
Ecco fino ai 40anni i fallimenti pesano meno, pensi di poter ritentare, ricostruire, cambiare. Ma la mattina dei 40 ti assale l'angoscia, non c'è abbastanza tempo per recuperare anche quel che hai sbagliato. E questo è il primo schiaffo.
Ti alzi barcollante cercando di scrollarti di dosso tanta negatività, dai una grattatina ai gioielli alla volta del wc e passando davanti lo specchio il secondo schiaffo. Sono solo rughe di espressione, seppur particolarmente convincenti e non sei stempiato, sono loro che si ritirano con la bassa marea ma ne resti comunque scosso.
Arruffato e inquieto prepari la colazione e qui un altro schiaffo, da mesi bevi solo tè perché non digerisci più il latte, non ci avevi fatto caso.
Ridi di te, sembrava impossibile. Indossi bermuda, polo, infradito e armato del tuo sorriso migliore ti regali al tuo pubblico, sei animatore delle vite altrui, una professione, una missione, una congiura. Le tue 'stagioni' contrattualizzate corrispondono alle loro stagioni della vita, ogni villaggio ha il suo target e il suo obiettivo. Se sei bravo gli ospiti partono arricchiti ma ti hanno privato di un'altra stagione. Loro rientrano, tu resti. Certo è solo una questione di prospettiva ma fino a ieri sembrava più allettante. Il tuo album è composto di foto ricordo rubate dagli ospiti alla partenza, qualcuna con dedica ma tutte irrimediabilmente molto simili fra loro. Si può vivere dei soli frammenti di vita altrui?

lunedì 15 luglio 2013

Rosso


Che poi non è vero. Che il rossetto rosso è solo da "granfesta". L'ho scoperto tardi, a 30 anni suonati. Perchè prima mi sembrava eccessivo. Prima mi sembrava da signora. Prima mi faceva le labbra a canotto, o almeno così pensavo. Adesso lo metto il lunedì mattina. Per andare a lavoro in bici. Giusto il tempo di arrivare in ufficio. Dieci minuti e ho già voglia di toglierlo. Perchè si, mi fa sentire donna, perchè no, mi sembra di accendermi un faro sparato direttamente sul viso. Eppure il rossetto rosso mi piace. Mi piace davvero. Sembra voler dire guardami. Baciami. E zitto. Che se sto zitta pure io per non sbavarlo forse riusciamo davvero a dirci il meglio di noi.