sabato 28 settembre 2013

Dutchmen do it better, the 'welcome' service.

Ieri sera non ho potuto restituire la prolunga alla receptionist perché il corso era terminato oltre il suo orario e lei non c'era più, così l'ho riportata in meeting room e sono tornata in albergo con gli altri. Questa mattina al nostro arrivo una strega inviperita mi ha assalito chiedendomi conto della sua prolunga. L'ho rassicurata dicendole che sapevo esattamente dove fosse e che gliela avrei fatta riavere. Mentre il resto del gruppo si registrava io mi sono diretta in saletta per recuperare il frutto del disaccordo e poterglielo sventolare sotto il naso. Agguantata la prolunga ho abbandonato borsa e trolley per marciare verso la vipera. Il momento dove il bene trionfa sul male però mi è stato disturbato dalla notizia che avremmo dovuto migrare in altra sala per la seconda parte del training. Giro quindi sui tacchi e vado a recuperare i bagagli. Entro frusciante e distratta e mi trovo parcheggiata in un divertito paio d'occhi azzurro cielo. Solo io e lui, agli angoli opposti dell'aula, una costante della mia vita. Sgrano gli occhi, sorrido, le lunghe gambe mi aiutano a percorrere velocemente la distanza per impossessarmi dei bagagli abbandonati. Nel frattempo realizzo che è alto, ha i capelli ed è terribilmente bello seppur evidentemente destinato alla cattedra. 
"I am sorry. I wrong. This is not the room for my training, this morning."
Lui mi accompagna con lo sguardo lungo tutto lo spostamento e mi  chiede 
"Yeah, and do you know where you have to go now?" 
Ero quasi sull'uscio e anche se a malincuore perché sarei rimasta volentieri con lui gli ho risposto che avevo colleghi ad attendermi. 
"Good. Have a nice day." Anche gentile. Ho volato e passando davanti alla vipera mi sono fermata a baciarla per il regalo. Non l'ho fatto è vero ma avrei dovuto. Le manderò una nuova prolunga dall'Italia per natale. A me è toccato un teacher coreano, meno alto, più scuro ma altrettanto cordiale.

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